GENNAIO-OTTOBRE 2013: AGGIORNAMENTO DATI

dall’inizio dell’anno si contano già 119 casi

Nuovo allarme suicidi per crisi economica. Dall’inizio dell’anno si contano già 119 casi. A settembre e a ottobre preoccupante escalation. A sostenerlo i risultati dello studio condotto dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto da Nicola Ferrigni. Il numero dei suicidi per ragioni economiche è tornato a salire vertiginosamente a settembre, con 13 episodi registrati, e nel mese di ottobre che conta addirittura 16 vittime.

«E per novembre – dichiara Ferrigni – l’allarme resta ancora molto alto. Salgono complessivamente a 208 i suicidi registrati in Italia per motivazioni economiche dall’inizio del 2012 ad oggi. Non è possibile che vi siano cittadini e imprenditori che sempre più spesso trasformano una richiesta di aiuto in soluzioni estreme, come il suicidio, perché oppressi da debiti o perché oramai privati della speranza di trovare un’occupazione».

Un suicida su due è imprenditore. Il numero più elevato dei suicidi si registra ancora una volta tra gli imprenditori: 54 nei primi dieci mesi, il 45,4% del totale dei suicidi per motivi economici registrati in Italia dall’inizio dell’anno. «Una situazione di indebitamento o di fallimento dell’azienda, i debiti verso l’erario ma anche la negazione di finanziamenti da parte degli istituti di credito – prosegue il direttore dell’Osservatorio – hanno infatti condotto a una situazione di disperazione soprattutto gli imprenditori. Si tratta di uno scenario davvero allarmante che rappresenta le drammatiche difficoltà legate alla crisi economica in cui versa il nostro Paese, e che richiede un intervento immediato da parte delle Istituzioni».

Cresce significativamente il numero dei disoccupati suicidi. Nei primi dieci mesi del 2013 sono cresciuti inoltre i casi di suicidio tra i disoccupati: si pensi che sono già 46 i suicidi tra i senza lavoro contro i 28 registrati nell’intero 2012.

La maglia nera ancora al Nord-Est con il Veneto in testa, aumento significativo nel Nord-Ovest. Anche al Sud storica inversione di tendenza: in netto aumento il numero dei suicidi per motivi economici. Il Nord-Est si conferma l’area geografica con il numero più elevato di suicidi per ragioni economiche: se nel 2012 le regioni dell’Italia Nord orientale fanno registrare 27 casi contro i 23 dell’Italia centrale, nei primi dieci mesi del 2013 le persone che hanno deciso di porre fine alla propria vita sono state 28 nel Nord-Est, a fronte dei 26 casi registrati al Centro. Cresce sensibilmente però il numero dei suicidi nell’area Nord-Ovest del Paese: sono infatti 25 gli episodi contro i 12 dell’intero 2012. «Anche al Sud – continua Nicola Ferrigni – la situazione è decisamente preoccupante. Se si considera infatti che nel Mezzogiorno il tasso dei suicidi per crisi economica è sempre stato storicamente più basso rispetto alla media nazionale, il dato sull’incremento dei suicidi per ragioni economiche nelle regioni meridionali rispetto a solo un anno fa delinea scenari allarmistici. I suicidi, infatti, risultano raddoppiati passando dai 13 casi dell’intero 2012 a ben 25 tragici episodi nei primi dieci mesi dell’anno 2013». Sono 15 i casi di suicidio registrati nelle Isole. L’analisi del dettaglio per regione, inoltre, rileva il primato del Veneto con 18 suicidi nei primi dieci mesi dell’anno. A seguire la Campania con 12 casi, Piemonte e Lazio con 11, Sicilia con 10, l’Emilia Romagna con 8, Toscana, Lombardia, Liguria e Puglia con 7.

L’età degli autori del tragico gesto: le fasce medie le più vulnerabili. Le classi di età 45-54 anni e 55-64 anni risultano le più esposte, con 38 i casi di suicidio per ciascuna delle due fasce d’età. A seguire, il numero più elevato di suicidi si rileva tra i 35-44enni con 28 episodi. «I dati – dichiara Ferrigni – sottolineano le gravi difficoltà di un segmento della popolazione, quello dai 45 ai 64 anni, che raccoglie soprattutto imprenditori e artigiani maggiormente esposti alle difficoltà e all’attuale andamento negativo del mercato. Non dimentichiamo che in questa fascia ritroviamo anche gli “esodati”, disoccupati over50 senza pensione».

Modalità prevalenti: impiccagione per i suicidi. L’analisi dei dati relativi ai primi dieci mesi del 2013 ha evidenziato come tra le modalità scelte dai suicidi prevalga l’impiccagione: sono 50 infatti gli episodi segnalati. Sono 16 invece i casi registrati tra coloro che hanno utilizzato un’arma da fuoco e 11 tra quanti sono precipitati nel vuoto. Tra le altre modalità utilizzate, la combustione e l’investimento ferroviario, l’affogamento, l’accoltellamento e l’incidente d’auto, l’avvelenamento, l’intossicazione da gas inerte, il taglio delle vene e il soffocamento.

Le motivazioni del tragico gesto. La crisi economica, intesa come mancanza di denaro o come situazione debitoria insanabile, la motivazione principale del tragico gesto e all’origine del 66,4% dei suicidi nei primi dieci mesi del 2013. Nello specifico si tratta di 79 episodi di suicidio riconducibili a tale motivazione. La perdita del posto di lavoro rappresenta la seconda causa di suicidio: 26 i casi registrati da gennaio ad ottobre di quest’anno. Numerosi inoltre coloro i quali si tolgono la vita perché non riescono a saldare i debiti verso l’erario (12 i casi registrati), mentre sono 2 i casi rilevati tra chi aveva difficoltà a riscuotere i crediti dovuti.

Tentati suicidi: in aumento rispetto al 2012. Preoccupante e significativo anche il numero dei tentati suicidi: sono infatti 59 le persone che dall’inizio del 2013 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni riconducibili alla crisi economica, tra cui 48 uomini e 11 donne, contro i 48 casi registrati nell’intero 2012. Complessivamente dall’inizio del 2012 sale quindi a 107 il numero dei tentativi di suicidio registrati in Italia per motivazioni economiche.

COMUNICATO STAMPA
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