gli adulti? anche loro bulli.
«leggo» intervista ferrigni

NON SOLO BULLI. GLI ADULTI BULLI FANNO MOBBING

«leggo» intervista nicola ferrigni

Sulle pagine del quotidiano «Leggo», la giornalista Valeria Arnaldi intervista il sociologo Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio “Generazione Proteo”, sul tema del cyberbullismo. Ferrigni spiega come mai è così difficile far capire a molti giovani i rischi della Rete, indicando come antidoto l’approfondimento, il dibattito, l’ascolto dei ragazzi. Ma si sofferma anche su un fenomeno per molti versi speculare, ovvero la sempre crescente diffusione del cyberbullismo anche tra gli adulti, nonché sull’utilità delle campagne di sensibilizzazione, che tuttavia devono sposarsi anche con politiche pubbliche sul tema. Di seguito il testo dell’intervista.

Perché non riusciamo a far capire a molti giovani i rischi della Rete?
«Dobbiamo scendere dalla cattedra di adulti per ascoltare le voci dei ragazzi, che conoscono meglio di noi il web. Bisogna andare a fondo, approfondire il tema, ascoltare i quindicenni».

Però la “web-aggressività” sembra aver contagiato anche gli adulti…
«Gli adulti, oggi, manifestano alcune di queste tendenze in materia digitale. Il fenomeno che chiamiamo cyberbullismo esiste in tutti gli ambiti: sul lavoro lo chiamiamo mobbing».

Le campagne di sensibilizzazione sono utili?
«Certo, ancora più utile sarà la legge che sanziona il cyberbullismo. Occorre mandare un segnale chiaro. Non bisogna pensare solo al bullo e alla sua vittima, ma sensibilizzare chi deve denunciare».

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il fenomeno «hunger games»
il commento di ferrigni

IL FENOMENO «HUNGER GAMES»

«gente» intervista nicola ferrigni

Tratta dall’omonima raccolta di romanzi dell’americana Suzanne Collins, la serie televisiva «Hunger Games» ha già incassato nel mondo oltre 2.2 miliardi di dollari, un successo talmente dirompente da essere studiato e analizzato da docenti universitari ed esperti che si interrogano sull’appeal della serie sul mondo adolescenziale, sul futuro e sulle paure della Generazione K, rappresentata dall’eroina della serie Katniss.

Il settimanale «Gente» intervista Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio “Generazione Proteo”, il quale dichiara: «La nostra visione degli adolescenti è obsoleta. La loro sfiducia è causata dal mondo degli adulti, che non è cambiato, non sta al passo con i tempi e li ingabbia: dalla politica al lavoro. Non è vero che i grandi posseggono la verità assoluta mentre i giovani sono inadeguati; piuttosto la Generazione K vive la realtà in continua mutazione e quindi quasi impossibile da definire secondo vecchi schemi. Allo stesso tempo i diciottenni oggi padroneggiano i social media in un modo che li rende ampiamente consapevoli dei propri mezzi e delle proprie forze, mentre per gli adulti i social mantengono piuttosto un aspetto ludico. Si tratta di scardinare la divisione tra i due mondi, ma entrambe le parti devono essere disponibili al confronto».

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allarme selfie estremi
intervista a ferrigni

ALLARME SELFIE ESTREMI

«il messaggero» intervista nicola ferrigni

Sull’edizione odierna de «Il Messaggero», la giornalista Valeria Arnaldi affronta il tema dei selfie, oggi più che mai diventati una moda, focalizzandosi in particolare su quel fenomeno sempre più diffuso che consiste nella ricerca del “selfie estremo”: un desiderio di stupire che sovente porta le persone anche a mettere a rischio la propria sicurezza.

«Il selfie ormai è diffusissimo tra persone di tutte le età – commenta il sociologo Nicola Ferrigni, direttore di Link LAB e dell’Osservatorio “Generazione Proteo” – Tutti lo fanno, non basta più dunque essere nella comunità con uno scatto, bisogna andare oltre, renderlo diverso, conquistare più like. Non è sufficiente apparire, la metamorfosi del selfie lo vede proprio al centro di una competizione. Per questo molti giovani li fanno rasentando la morte e quello che vediamo ora è solo l’inizio. Dal selfie già molti sono passati ai video alla guida di auto o motorino, e si cercheranno forme via via più estreme».

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viaggio nel mondo
degli adolescenti (3)

VIAGGIO NEL MONDO DEGLI ADOLESCENTI

3° puntata dell’inchiesta del settimanale «gente»

Il settimanale «Gente» continua il proprio viaggio nel mondo degli adolescenti con una puntata dedicata alle paure e ai valori dei giovani. Tra gli esperti intervistati c’è ancora una volta Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio “Generazione Proteo”, che ogni anno realizza una ricerca sui giovani italiani.

Di seguito un estratto dell’articolo di Rossana Linguini.

Una generazione senza più sogni, atterrita dall’idea di non riuscire a trovare lavoro, di non arrivare alla fine del mese. Di non farcela. Dimenticateveli i bamboccioni, perché gli adolescenti italiani hanno i piedi piantati per terra e poca voglia di voli arditi: le ali, però, gliele abbiamo bloccate noi. La fotografia che è stata scattata dall’Osservatorio “Generazione Proteo” è di quelle che lasciano l’amaro in bocca. «Perché il fatto che le paure per il futuro dei 10mila ragazzi tra i 17 e i 19 anni che abbiamo intervistato si concentrino sul lavoro è un campanello d’allarme», ci spiega il sociologo Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio. Sarebbe stato più normale se avessero temuto di non incontrare il grande amore, se fossero preoccupati delle quotidiane minacce legate al terrorismo internazionale e a guerre sempre più vicine, dice Ferrigni. Invece, la paura più grande, guardando al futuro, per la quasi metà degli intervistati è quella di non riuscire a realizzarsi o di essere disoccupati. «Questo non dipende solo dalla percezione generata dal clima di insicurezza economica del Paese», precisa il sociologo, «ma anche da una paura vissuta probabilmente da molti di loro sulla propria pelle: l’esperienza di genitori o fratelli maggiori che hanno un vissuto di questo tipo, per esempio».

Eppure non rinunciano agli ideali, raccontano i dati e i numeri dell’indagine, che in fondo dipingono una generazione che nella professione cerca la gratificazione personale più che il denaro, la soddisfazione più che la stabilità. «Certo, ed è una cosa bella», argomenta Ferrigni, «però è anche naturale: sono pur sempre adolescenti e per definizione idealisti. Ciò che invece emerge inaspettatamente è che, a differenza di quello che solitamente immaginiamo noi adulti, sono altamente responsabili, con la testa sana e i piedi ben saldi. Eppure se oggi chiediamo a questi ragazzi che cosa vogliono fare da grandi, non lo sanno». […]

Eccolo, dunque, il sogno rubato. Per questo Ferrigni parla di “generazione ingabbiata”. «Siamo noi adulti il macigno che pesa su questi ragazzi, noi che non crediamo alle loro capacità, li consideriamo sempre bimbi da guidare per mano mentre loro, che da una parte hanno subìto il peggio in termini di condizionamenti e paure, hanno risposto con una grande presa di coscienza». Più che adolescenti, giovani-adulti, lontani anni luce dai bamboccioni che perdono tempo senza decidersi a lasciare le comodità della casa di mamma e papà. «Quel termine, di cui abbiamo anche abusato», conclude Ferrigni, «poteva avere un senso per chi è nato negli anni Ottanta e fino all’inizio degli anni Novanta, quando i ragazzi vivevano in eccesso di comodità e avere la macchina ai 18 anni in una famiglia di classe media era quasi scontato: oggi è un lusso».

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