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VIAGGIO NEL MONDO DEGLI ADOLESCENTI

1° puntata dell’inchiesta del settimanale «gente»

Il settimanale «Gente» dedica un’ampia inchiesta in quattro puntate all’universo degli adolescenti italiani (14-19 anni). Il primo articolo, a firma di Alessandra Gavazzi, focalizza l’attenzione in particolare sul rapporto dei giovani con la scuola: a volte amata, spesso detestata e oggi al centro del dibattito e della riforma del Governo.

Ma i giovani cosa chiedono? Tra gli esperti intervistati c’è anche Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio “Generazione Proteo”, dal cui ultimo rapporto di ricerca emerge come per ben 8 ragazzi su 10 la scuola è il luogo della crescita personale e culturale. «La scuola non è più considerata una tappa obbligata e noiosa come accadeva qualche anno fa – commenta Nicola Ferrigni – Al contrario, i ragazzi riconoscono all’Istituzione un ruolo fondamentale nel loro diventare adulti».

Dalla scuola, tuttavia, i giovani si aspettano di più di quel che essa oggi offre. «Vogliono sostanza – ricorda Ferrigni – e quindi poco interessa se per ottenerla si usano i comuni testi scolastici oppure moderni e-book».

Dalla scuola all’università. Anche qui emergono delle significative differenze tra la generazione attuale e quelle precedenti. «I giovani di oggi – sostiene infatti Ferrigni – sono infinitamente più consapevoli di se stessi e del mondo rispetto alle generazioni precedenti. Per questo hanno capito che l’università, pur restando il tempio della cultura, non è certo più il viatico indispensabile per il mondo del lavoro».

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incubo cyberbullismo
per gli adolescenti

IL CYBERBULLISMO: UN INCUBO PER GLI ADOLESCENTI

«il messaggero» intervista nicola ferrigni

Il quotidiano «Il Messaggero» torna a parlare di bullismo e cyberbullismo, fotografando la diffusione del fenomeno, analizzando i diversi strumenti attraverso cui esso prende forma, infine discutendo sulle novità normative attualmente in discussione. A commentare la situazione il sociologo Nicola Ferrigni.

«La crescita del cyberbullismo è direttamente legata all’aumento della diffusione dei social network – osserva Ferrigni soffermandosi sui dati allarmanti relativi alla diffusione del fenomeno – Fino a un anno fa, era l’80% ad avere un profilo social, oggi è addirittura il 93%. L’elemento cardine del sistema è il silenzio dello spettatore: gruppi di persone si coalizzano contro una e gli altri stanno a guardare. Il bullo è uno e una è la vittima, il problema sono i cento che mettono “like” o non dicono nulla. La maggioranza dei ragazzi giudica i bulli dei deboli: a dare loro la forza è il sostegno che ricevono pure da chi tace».

Per contrastare questo fenomeno, sostiene altresì Ferrigni, bisogna coniugare misure normative specifiche finalizzate alla sanzione dei comportamenti devianti con politiche pubbliche mirate alla costruzione di una cultura della Rete, tanto tra i giovani quanto tra gli adulti (genitoriinsegnanti, ecc.): «bene la legge, ma non sono gli adulti a doversi mettere in cattedra. Per loro, il fenomeno è distante, materialmente e concettualmente. C’è ancora chi sostiene che il problema sia il numero di ore che si passano davanti al pc, è un modo vecchio di pensare. Sono i giovani a dover insegnare cosa significa e come si muove il cyberbullismo. Sono loro che devono indicare ai grandi come aiutarli. Occorre un profondo cambiamento culturale».

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