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Nicola Ferrigni

suicidi motivazioni economiche:
sei anni (2012-2017)

da Nicola Ferrigni | Giu 16, 2018 | News, Suicidi

ANALISI COMPLESSIVA SEI ANNI (2012-2017)

salgono a 878 i casi: sempre più esposte le fasce deboli

In Italia dal 2012 al 2017 sono stati 878 i casi di suicidio legati a motivazioni economiche, mentre 608 sono stati i tentati suicidi. A rilevarlo l’Osservatorio Suicidi per motivazioni economiche, diretto da Nicola Ferrigni, che dal 2012 monitora e analizza il fenomeno dei suicidi legati alla crisi e alle difficoltà economiche nel nostro Paese. L’Osservatorio pubblica oggi i dati aggiornati al 2° semestre 2017, che ha visto 56 vittime contro le 47 dei primi 6 mesi dell’anno, per un totale di 103 casi.

«I dati aggiornati al 2017 – commenta Nicola Ferrigni, docente di Sociologia generale e politica alla Link Campus University – evidenziano come siamo di fronte a un fenomeno che, da quando ha avuto inizio la crisi economica, sembra essere uscito da quella dimensione di “straordinarietà” legata al suo essere estrema ratio di fronte a una situazione di difficoltà, assumendo invece una allarmante dimensione di “ordinarietà”. Di qui dunque la necessità di una riforma strutturale del Welfare State in grado di ristabilire i diritti sociali. Ben vengano, dunque, interventi tangibili che sappiano conciliare il sostegno al reddito, una riforma strutturale del mercato del lavoro, che faciliti la spinta propulsiva delle imprese, e un rilancio complessivo della nostra economia. Di fronte alla evidente richiesta di aiuto che viene dalla società, è fondamentale l’impegno della politica nel rimettere al centro la dignità degli individui e la responsabilità dello Stato nel tutelare gli imprenditori e i lavoratori».

Dall’analisi complessiva dei 6 anni emerge come, nonostante la categoria professionale più colpita resti quella degli imprenditori, cresce prepotentemente il numero di vittime tra i disoccupati ma anche tra coloro che, pur possedendo un lavoro, faticano a trovare una stabilità e una serenità economica, e in molti casi a far fronte alle comuni spese quotidiane. Se dal 2012 al 2017, infatti, gli imprenditori rappresentano il 42% del totale, il 40,5% sono disoccupati e l’11,6% lavoratori dipendenti. Questi ultimi, in modo particolare, crescono dal 7,9% del 2012 al 13,6% del 2017. Considerando i dati sulla disoccupazione nel sud Italia, non sorprende che il numero più elevato di vittime tra i disoccupati si rilevi proprio nelle regioni meridionali con il 27,5% dei suicidi, mentre al Nord, patria delle piccole e medie imprese, crescono i casi tra gli imprenditori con il 31,2%.

«In questi anni il fenomeno dei suicidi per motivazioni economiche – spiega Nicola Ferrigni – ha subìto una progressiva trasformazione: se nel 2012 esso interessava infatti gli imprenditori in oltre la metà dei casi, oggi colpisce le fasce più deboli della popolazione, come chi ha perso il lavoro o chi soffre l’instabilità lavorativa ed economica. A partire dal 2015, oltre il 60% dei suicidi ha per protagonisti lavoratori dipendenti, disoccupati e pensionati».

Seppur con le differenze evidenziate, l’analisi complessiva condotta dal 2012 al 2017 mostra come il fenomeno interessi tutte le diverse aree geografiche. Se il Nord-Est infatti conta il 25,2% del totale dei suicidi avvenuti dal 2012 al 2017, rappresentano il 23,2% i casi al Sud, il 21,2% al Centro, il 19,8% nel Nord-Ovest e il 10,4% nelle Isole. Ma nel 2017, il Sud e il Nord-Ovest, entrambi con il 24,3%, superano il Nord-Est (22,3%). In testa le regioni Veneto e Campania che nei 6 anni analizzati raccolgono rispettivamente il 16,4% e il 12,4% dei tragici episodi, in modo particolare con le province di Padova e Napoli, ma anche quelle di Venezia, Salerno e Treviso.

Dall’analisi emerge infine come la fascia d’età più esposta continui a essere quella che va dai 45 ai 54 anni, con un’incidenza percentuale pari al 34,6%. Seguono le fasce dei 55-64enni con il 24,5% degli episodi e quella dei 35-44enni con il 20,5%. A preoccupare in modo particolare è però la progressiva crescita dei casi tra i più giovani: complessivamente rappresentano circa il 10% le vittime al di sotto dei 35 anni dal 2012 al 2017; inoltre, se la fascia dei 25-34enni è passata dal 6,7% del 2012 al 10,7% del 2017, gli under 25 nel 2017 rappresentano il 4% circa del totale, quando nel 2012 non se ne contava alcun caso.

COMUNICATO STAMPA
RASSEGNA STAMPA

suicidi motivazioni economiche:
1° semestre 2017

da Nicola Ferrigni | Dic 6, 2017 | News, Suicidi

1° SEMESTRE 2017: AGGIORNAMENTO DATI

822 i casi dal 2012 ad oggi, 47 nei primi sei mesi del 2017

Nei primi sei mesi dell’anno sono già 47 le persone che si sono tolte la vita per ragioni riconducibili a difficoltà economiche, in calo rispetto alle 81 vittime registrate nella prima metà dello scorso anno. A rilevarlo l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto da Nicola Ferrigni.

«Anche nel 2017 – dichiara Ferrigni – prosegue il lavoro dell’Osservatorio che dal 2012 monitora quotidianamente e studia il fenomeno dei suicidi legati alla crisi e alle difficoltà economiche, e che oggi diffonde i dati relativi ai primi sei mesi dell’anno in vista della pubblicazione che avverrà nei primissimi mesi del 2018 dei dati relativi all’intero anno 2017. Sono 47 i casi registrati da gennaio a giugno, in calo dunque rispetto a quelli registrati nello stesso periodo dello scorso anno, mentre resta stabile a 58 il numero dei tentati suicidi. Salgono così complessivamente a 822 i casi di suicidio per motivazioni economiche registrati dal 2012 a oggi e a 558 i tentati suicidi».

Dai dati parziali sul 1° semestre 2017 emerge una significativa incidenza del numero di vittime tra i più giovani: sono già 8, infatti, i casi registrati tra coloro che possiedono meno di 34 anni; tra questi, 7 delle vittime hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni, mentre una ha meno di 25 anni. Dal 2012 ad oggi la fascia d’età maggiormente colpita resta a ogni modo quella dei 45-54enni, che raccoglie complessivamente circa il 35% del totale dei suicidi.

Nel 1° semestre del 2017 i suicidi per motivazioni economiche si registrano per lo più al Centro e al Sud, con in testa la Campania e le Marche. Dal 2012 il Nord-Est continua comunque a raccogliere il numero più elevato di suicidi: il 25,2% infatti del totale si registra nell’Italia nord-occidentale, e in particolare nella regione Veneto e nelle province di Padova e Venezia. A seguire il Sud, che dal 2012 a oggi registra il 23% degli episodi, con la Campania e la provincia di Napoli in testa. Il 21,5% dei suicidi si rileva invece nelle regioni del Centro Italia, il 19,3% nel Nord-Ovest e il 10,7% nelle Isole.

Il fenomeno, nella prima metà dell’anno, ha interessato prevalentemente i disoccupati, con 17 casi, mentre se ne registrano 16 tra gli imprenditori. Complessivamente il fenomeno continua però a coinvolgere in misura più rilevante gli imprenditori rispetto ai disoccupati: dal 2012 a oggi, infatti, rappresentano il 42,8% i titolari d’azienda che si sono tolti la vita per ragioni economiche; di questi, il 31,3% nel solo Nord-Est. Rappresentano invece il 40,1% del totale dei suicidi registrati da gennaio 2012 a giugno del 2017, i disoccupati, collocati prevalentemente al Sud (27,9%) e nel Centro Italia (22,7%), nonostante si assista a un loro progressivo incremento.

COMUNICATO STAMPA
RASSEGNA STAMPA

suicidi motivazioni economiche:
quinquennio 2012-2016

da Nicola Ferrigni | Ago 4, 2017 | News, Suicidi

ANALISI COMPLESSIVA QUINQUENNIO 2012-2016

775 i casi negli ultimi 5 anni

I suicidi di Ferrara e Perugia, spie di un dramma infinito. In Italia, dal 2012 al 2016, sono stati 775 i casi di suicidio e 500 quelli tentati. Lo rileva l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto da Nicola Ferrigni.

Dall’indagine – che riassume appunto i dati dell’ultimo quinquennio – emerge che la fascia d’età più esposta va dai 45 ai 54 anni, con un’incidenza pari al 34,8%. Il 24,9% riguarda invece la fascia d’età fra i 55 e i 64 anni e il 20,9% fra i 35 e i 44. Ma nel 2016 – aspetto allarmante – il 2% dei suicidi ha interessato perfino gli under 25, fascia d’età che, nel 2012, non contava alcun caso. Il Nord-Est, patria delle piccole e medie imprese, resta in testa alla classifica delle aree geografiche maggiormente colpite, con il 25,5% del totale. Il 23% sono invece i suicidi complessivamente registrati nel Sud, a fronte del 21,4% dell’Italia Centrale, del 19,2% del Nord-Ovest e del 10,7% delle Isole. Ma, nel 2016, il Sud con il 25,2% e il Centro con il 23,1%, hanno superato il Nord-Est (21,1%). I dati, sempre riferiti al quinquennio 2012-2016, parlano del Veneto come della regione con la percentuale più elevata di suicidi, pari al 17,3%. A seguire, la Campania, che conta il 12,6%. Ancora, la Lombardia con il 9,4%, la Sicilia con il 7,4%, il Lazio con il 6,5%, l’Emilia-Romagna con il 6,1%, la Toscana con il 5,3% e le Marche con il 5,2%. In coda invece la Basilicata con lo 0,3%, la Valle d’Aosta con lo 0,2% e il Molise con lo 0,1%. Nel solo 2016, però, la Campania agguanta il triste primato, con il 12,9%. Scorporando ulteriormente il dato geografico dell’intero quinquennio, si rileva un numero più elevato di suicidi per motivazioni economiche soprattutto nelle province di Padova, Napoli e Venezia. A seguire, le province di Salerno, Treviso, Milano e Roma, e ancora quelle di Torino, Ancona e Avellino.

Quasi un caso su due riguarda gli imprenditori (43,4% del totale). Tuttavia, la percentuale, guardando ai singoli anni, è in calo: si va dal 55,1% del 2012 al 34,7% del 2016. Crescono invece i disoccupati: la percentuale complessiva è del 40,4% ma si va dal 31,5% del 2012 al 43,5% del 2016.

«Sono diverse – spiega Nicola Ferrigni – le motivazioni di suicidi legati a motivi economici. Si va dall’indebitamento, alla difficoltà di pagare il mutuo, alla mancata riscossione di crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione, fino all’impossibilità di pagare gli stipendi dei lavoratori. Tutto questo però – continua Ferrigni – rivela come il problema occupazionale sia oggi un’emergenza non più rinviabile. Si tratta di un tema enorme, come dimostra il bilancio degli ultimi cinque anni che il nostro Osservatorio ha redatto. Il fenomeno, come si evidenzia, è territorialmente omogeneo e non è più limitato ai soli imprenditori, ma si è allargato drammaticamente anche a chi ha perso il lavoro e, ormai 50enne, non riesce più a trovarlo».

Per un’analisi più dettagliata, il dato relativo alla condizione professionale della vittima è stato ulteriormente scorporato utilizzando la variabile relativa all’area geografica. Dall’analisi complessiva dei dati relativi al quinquennio 2012-2016 emerge che il numero più elevato di imprenditori e titolari d’azienda suicidi si riscontra soprattutto nel Nord Italia, e in particolare nel Nord-Est, con il 31,8%, e nel Nord-Ovest che conta invece il 19,9% dei suicidi. A seguire il Sud e il Centro Italia (entrambi con il 19%), e infine le Isole (9,8%).

Nelle regioni meridionali, invece, prevale il numero di vittime tra i disoccupati: 27,8%, a fronte del 22,7% del Centro, del 19,5% del Nord-Est, del 18,5% del Nord-Ovest e dell’11,5% delle Isole. Il numero più elevato di lavoratori dipendenti messi in ginocchio dalle difficoltà economiche e che hanno deciso di togliersi la vita, si rileva invece, ancora una volta, al Sud con una percentuale pari al 25%. A seguire, il Nord-Est con il 23,9% dei suicidi, il Nord-Ovest e il Centro, entrambi con il 18,2%. Il 45% dei pensionati suicidi si registra, invece, al Nord, il 25% nel Nord-Ovest e il 20% nel Nord-Est, mentre il 40% si rileva al Centro.

COMUNICATO STAMPA
RASSEGNA STAMPA

suicidi per motivazioni economiche: 1° semestre 2015

da Nicola Ferrigni | Lug 10, 2015 | News, Suicidi

1° SEMESTRE 2015: AGGIORNAMENTO DATI

121 i casi: è il semestre peggiore dal 2012

Nei primi sei mesi del 2015 sono già 121 le persone che si sono tolte la vita per motivazioni economiche. Il dato, rileva l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto da Nicola Ferrigni, è il più tragico dal 2012, anno in cui è stato istituito l’Osservatorio. L’aggiornamento semestrale che emerge dal rapporto è allarmante: quasi il doppio dei suicidi rispetto a 3 anni fa, escalation delle tragedie soprattutto nel Mezzogiorno e nel Nord-Est, aumento dei casi tra gli imprenditori, abbassamento dell’età media, crescita dei tentati suicidi di quasi il 50% rispetto al stesso periodo 2014. Salgono così complessivamente a 560 i suicidi (e 320 i tentati suicidi) registrati in Italia per motivazioni economiche dall’inizio del 2012 a giugno del 2015.

Chi e quando – la crisi cresce, l’età si abbassa. gli imprenditori i più colpiti. Dopo l’aumento esponenziale del numero di suicidi tra i disoccupati registrato lo scorso anno, il fenomeno (111 gli uomini che si sono tolti la vita, 10 le donne) sembra essere tornato a interessare con maggiore forza gli imprenditori, che appaiono essere le prime vittime della crisi economica con 53 suicidi (nel semestre 2014 erano 46). Per Nicola Ferrigni, «Tali dati confermano le drammatiche difficoltà, nonostante i recenti interventi legislativi in favore delle aziende, che vive oggi l’imprenditoria italiana, vittima non solo della generale crisi economica, ma anche di una elevata pressione fiscale, inadeguata e controproducente per le imprese, soprattutto in questo momento storico». Quarantatré i casi tra i disoccupati e – cifra triplicata rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso – 19 tra i dipendenti, mentre 3 sono i pensionati. Altro dato significativo arriva dall’età, che nel semestre nero considerato si abbassa di circa una decade, con il segmento 35-44enni che rappresenta il 28,9% dei casi (era al 21,7%), mentre i 45-54enni scendono al 26,4%, oltre 10 punti in meno rispetto allo stesso periodo 2014. Anche tra gli under 35 il fenomeno è sensibilmente in crescita, con il 12,4% dei casi che equivale, in termini di incidenza, a quasi il doppio rispetto al 2012. «L’aumento qui considerato – ha aggiunto Ferrigni – fa pensare che l’ammortizzatore sociale rappresentato dalla famiglia, che negli ultimi anni ha sostituito quello sociale erogato dallo Stato e permesso fino a ora al sistema di restare in piedi, vada progressivamente esaurendosi». A eccezione di aprile, si assiste a un aumento delle vittime rispetto ai semestri precedenti in tutti i mesi considerati nell’analisi. Maggio il mese peggiore, con 27 casi.

Dove – in aumento a Nord-Est e nel Sud. In Veneto e Campania 4 casi su 10. Tra le province (dal 2012), Venezia poi Padova e Napoli. I primi sei mesi del 2015 registrano un vertiginoso aumento dei suicidi nel Mezzogiorno e nel Nord-Est, rispettivamente con 37 casi (erano 27 lo scorso anno) e 35 casi (contro i 26 del 2014). Calano di poco gli episodi al Centro (22 contro 23) e in maniera più significativa al Nord-Ovest (20 contro 26), mentre sono quasi dimezzati i casi nelle Isole (7). Dall’analisi emerge che, dal 2012 a oggi, il numero più elevato di vittime tra imprenditori e titolari d’azienda si riscontra nel Nord-Est con 83 casi (a seguire il Nord-Ovest, 53), mentre nelle regioni meridionali prevale il numero di vittime tra i disoccupati, con 61 casi (segue il Centro con 50). Nel complesso, dal 2012 a oggi, il maggior numero di suicidi legati alla difficile situazione economica si registra soprattutto nel Nord-Est (146); a seguire il Sud (126), il Centro (120), il Nord-Ovest (108) e le Isole (59).Tra le regioni, il Veneto è ancora una volta l’area più colpita e con il maggiore incremento: da sola rappresenta in questo primo semestre il 23,1% del totale dei casi (lo scorso anno era al 14,8%), seguita dalla Campania, che supera la Lombardia e raggiunge un’incidenza del 15,7% (4,4 punti in più rispetto al 2014). Veneto e Campania assieme fanno oggi registrare quasi 4 fatti di cronaca su 10. Cresce, nei primi sei mesi del 2015 rispetto al primo semestre del 2014, anche il numero dei suicidi in Calabria (4,1% contro l’1,7%), nel Lazio (5,8% contro il 4,3%), in Puglia (4,1% contro il 3,5%) e nel Piemonte (3,3% contro il 2,6%). Appaiono invece in calo, in riferimento al medesimo arco temporale, i casi di suicidio soprattutto in Lombardia (9,1% contro il 12,2% dello stesso periodo 2014) e in Liguria (4,1% a fronte del 7%). Scorporando ulteriormente il dato geografico, si rileva un numero più elevato di suicidi per crisi economica nelle province di Venezia, Padova e Napoli. A seguire le province di Salerno, Milano e Treviso, e ancora quelle di Ancona, Perugia, Roma e Avellino.

Tentati suicidi – 71 i casi, il 48% in più rispetto allo stesso periodo 2014. Preoccupante anche il numero dei tentati suicidi: sono infatti già 71 le persone che nei primi sei mesi dell’anno 2015 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni riconducibili alla crisi economica, tra cui 51 uomini e 20 donne (quadruplicate rispetto all’anno precedente). Il dato segna un 48% in più rispetto al primo semestre 2014, quando i casi furono 48. Salgono così complessivamente a 320 i tentati suicidi riconducibili a motivazioni economiche registrati dall’inizio del 2012 a giugno del 2015. Nei primi sei mesi di quest’anno sono 37 i disoccupati che hanno tentato di togliersi la vita per ragioni economiche, mentre 16 sono gli imprenditori e 15 i dipendenti (3 i pensionati). «Preoccupante – secondo il sociologo e direttore dello studio, Nicola Ferrigni – appare anche il numero di persone che svolgono un lavoro alle dipendenze e che hanno provato a togliersi la vita perché sopraffatti dalle difficoltà economiche: sono 15 i casi nel primo semestre del 2015, mentre nello stesso periodo dello scorso anno non si registrava alcun caso». A livello regionale, complessivamente il numero più elevato di tentativi di suicidio dal 2012 ad oggi si ha in Campania che conta il 12,2% del totale dei tentati suicidi, e in Sicilia con l’11,9%. A seguire il Veneto (10,9%), il Lazio e la Lombardia (10%).

COMUNICATO STAMPA
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suicidi per motivazioni economiche: triennio 2012-2014

da Nicola Ferrigni | Lug 10, 2015 | News, Suicidi

ANALISI COMPLESSIVA TRIENNIO 2012-2014

in totale 439 i casi: negli ultimi 3 anni più che raddoppiati i suicidi

Nell’anno 2014 sono state complessivamente 201 le persone che si sono tolte la vita per motivazioni economiche, rispetto ai 149 casi registrati nel 2013 e agli 89 del 2012. Sale quindi a 439 il numero complessivo dei casi registrati in Italia nel triennio 2012-2014. Sono questi gli ultimi dati resi noti dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto da Nicola Ferrigni, che da oltre tre anni studia il fenomeno e che adesso pubblica i dati complessivi di un’attività di monitoraggio avviata nel 2012.

«La crisi economica continua a contare le sue vittime – dichiara Ferrigni – che negli ultimi tre anni sono cresciute in maniera esponenziale. Dopo l’impennata registrata nel 2013, infatti, i suicidi legati a difficoltà economiche hanno conosciuto un ulteriore e significativo aumento nel corso del 2014, risultando più che raddoppiati rispetto al 2012. Un’escalation che ben rappresenta un drammatico scenario in cui debiti, fallimenti, licenziamenti, stipendi non percepiti, disoccupazione diventano il movente di stragi che si consumano quotidianamente. L’analisi complessiva dei 3 anni evidenzia un fenomeno che sta interessando in maniera trasversale strati sempre più ampi della popolazione, senza alcuna particolare caratterizzazione geografica, investendo con la stessa forza Nord, Sud e Isole, e che sta trascinando prepotentemente verso la disperazione non più solo imprenditori e titolari di azienda, ma un numero sempre più considerevole di disoccupati: 45% gli imprenditori suicidi, 42% i disoccupati».

Segnale positivo negli ultimi mesi del 2014. «Un segnale positivo tuttavia – prosegue Nicola Ferrigni – arriva dagli ultimi mesi del 2014, che registrano una significativa diminuzione del numero di suicidi: a partire dal mese di agosto con i 12 casi registrati per arrivare ai 10 e 11 casi rispettivamente nei mesi di novembre e dicembre», il numero più basso di vittime dall’inizio dell’anno contro i 26 tragici episodi di aprile che si conferma, come nel 2013, il mese con il maggior numero di suicidi. «Si tratta con molta probabilità – continua Ferrigni– dell’ennesima iniezione di fiducia degli italiani, in linea con quella registrata dall’Istat a fine marzo, che vede imprese e consumatori più ottimisti sulla ripresa dell’economia e del Paese e che riaccende dunque le speranze».

Si abbassa l’età delle vittime. Dal 2012 si assiste a un abbassamento dell’età delle vittime: la classe d’età che va dai 35 ai 44 anni, infatti, ha conosciuto un notevole incremento, passando dal 13,5% del 2012 al 21,4% del 2014. Appare altrettanto preoccupante il numero dei suicidi legati a problematiche e difficoltà economiche tra i più giovani: tra il 2012 e il 2014, il 5,5% delle vittime ha infatti un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (4% nel 2014), mentre l’1,4% ha meno di 25 anni (2,5% nel 2014 a fronte di una percentuale pari a 0 registrata nel 2012).

Il fenomeno non conosce più differenze geografiche: al Sud come al Nord. L’analisi complessiva dei dati relativi al triennio 2012-2014, pur confermando il triste primato del Nord-Est – che registra complessivamente il 25,3% del totale dei suicidi – rileva una progressiva uniformità della distribuzione del fenomeno nelle diverse aree geografiche. Le regioni dell’Italia centrale, infatti, dal 2012 al 2014 contano il 22,3% dei suicidi, il Sud il 20,3%, il Nord-Ovest il 20% e le Isole l’11,8%. Nel dettaglio, dal 2012 scende la percentuale dei suicidi nel Nord-Est, che passa dal 30,3% al 25,9% del 2014, mentre sale la quota di suicidi per motivazioni economiche al Sud, passando dal 14,6% del 2012 al 23,4% del 2014. Appare altrettanto significativo l’aumento del numero di suicidi nel Nord-Ovest, con una percentuale che passa dal 13,5% del 2012 al 20,4% del 2014. In leggera diminuzione la percentuale di suicidi nel Centro Italia che, se nel 2012 rappresentavano il 25,8% del totale, scendono al 20,9% nel 2014, così come la percentuale dei suicidi nelle Isole che passa dal 15,7% al 9,4%. Le regioni più colpite dal fenomeno appaiono in ogni caso quelle del Veneto e della Campania, che dal 2012 al 2014 fanno registrare rispettivamente il 17,7% e l’11,6% del totale dei suicidi per motivazioni economiche.

Aumento vertiginoso tra i disoccupati. Dal 2012 al 2014 sono stati rispettivamente 198 gli imprenditori (il 45,1% del totale) e 183 i disoccupati (41,7% sul totale) vittime di suicidio per crisi economica. Quello che emerge con drammatica evidenza è però proprio l’aumento del numero di coloro che hanno deciso di togliersi la vita in seguito alla perdita del posto di lavoro: i disoccupati suicidi passano infatti dal 31,5% del 2012 al 38,9% del 2013 e al 48,3% del 2014. Tra i disoccupati, a destare preoccupazione è soprattutto il dato relativo ai più giovani, al di sotto dei 34 anni. A fronte infatti del 6,9% del totale dei suicidi registrati dall’inizio del 2012 a fine 2014, tra tutte le categorie occupazionali, si rileva una percentuale più elevata, pari al 12,4% fatta registrare dalla sola categoria dei disoccupati con età inferiore ai 34 anni.

Nel 2014 più che raddoppiato rispetto al 2012 anche il numero dei tentati suicidi. Preoccupante e significativo – conclude Nicola Ferrigni – anche il numero dei tentati suicidi: sono infatti 115 le persone che nel 2014 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni riconducibili alla crisi economica, a fronte dei complessivi 86 del 2013 e dei 48 del 2012. Salgono così complessivamente a 249 i tentati suicidi registrati in Italia per motivazioni economiche dal 2012 al 2014.

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