suicidi per motivazioni economiche
1° trimestre 2013

1° TRIMESTRE 2013: AGGIORNAMENTO DATI

dall’inizio dell’anno ogni 3 giorni un suicidio per motivi economici

Continua l’analisi dell’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto da Nicola Ferrigni, sul tragico fenomeno dei suicidi legati alla crisi economica. Lo studio riprende il lavoro di ricerca avviato nel 2012, anno in cui 89 persone si sono tolte la vita perché oppresse dalla insostenibile situazione economica. L’Osservatorio diffonde i nuovi dati: nei primi tre mesi del 2013 sono state 32 le persone che sull’orlo del fallimento e schiacciate dai debiti hanno deciso di togliersi la vita.

«I dati relativi al 1° trimestre del 2013 – dichiara Ferrigni – delineano uno scenario davvero allarmante e i casi di cronaca delle ultimissime ore non lasciano ben sperare per il prossimo futuro, pervaso da un senso di incertezza e di instabilità lavorativa ed economica. Basti pensare che rispetto al 1° trimestre dello scorso anno i casi di suicidi per motivi economici sono aumentati di circa il 40%. Solo a marzo – continua Ferrigni – si sono registrati 16 casi, una media di uno ogni 2 giorni. Quello che da un punto di vista sociale desta preoccupazione è che il fenomeno è sempre più legato alla disoccupazione e alla stretta creditizia in cui versano famiglie e imprenditori».

Solo a marzo un suicidio ogni 2 giorni. Se nel 1° trimestre del 2012 il maggior numero di suicidi si registrava nel mese di gennaio, in cui si contano 12 persone che hanno deciso di togliersi la vita per problemi economici, nei primi tre mesi del 2013 è invece marzo il mese che registra il numero più elevato con ben 16 casi di suicidio, contro i 13 registrati a febbraio e i 3 del mese di gennaio.

Si abbassa l’età media delle vittime di suicidio. «Un dato davvero allarmante – dichiara il prof. Ferrigni – quello relativo all’età media delle vittime di suicidio che continua ad abbassarsi rispetto allo scorso anno». La fascia d’età maggiormente interessata resta quella che va dai 45 ai 54 anni con un’incidenza del 34,4% nel 1° trimestre del 2013; a seguire, la fascia 35-44 anni (31,2%). Tale dato si differenzia da quanto registrato nei primi tre mesi del 2012, quando il numero più elevato di suicidi si registrava, dopo i 45-54enni, nella fascia d’età compresa tra i 55 e i 64 anni.

Modalità prevalente: impiccagioneL’analisi dei dati relativi al 1° trimestre del 2013 ha evidenziato come tra le modalità scelte dai suicidi prevalga l’impiccagione: sono 13 infatti gli episodi segnalati. Sono 4 invece i casi registrati tra coloro che hanno utilizzato un’arma da fuoco e tra quanti sono precipitati nel vuoto. Infine, sono 2 i casi in cui il suicida ha deciso di gettarsi sotto un treno.

Gli imprenditori tra stretta creditizia e protesti: 14 i casi dall’inizio dell’anno. Il 1° trimestre del 2012 ha visto molti imprenditori che, sommersi dai debiti ed esasperati per l’andamento negativo dell’economia della propria azienda, hanno deciso di togliersi la vita. Nei primi tre mesi dell’anno già 14 i casi registrati.

Tra i disoccupati triplicato il numero dei suicidi. Allarmante inoltre il dato relativo ai disoccupati che decidono di togliersi la vita perché stretti nella morsa della crisi. Il numero infatti è quasi triplicato: 6 i casi del 1° trimestre del 2012 a fronte dei 16 dei primi tre mesi dell’anno in corso.

Le motivazioni del tragico gesto. Nel 2013 le gravi difficoltà economiche e finanziarie insieme alla perdita del posto di lavoro appaiono le motivazioni prevalenti tra quanti hanno deciso di togliersi la vita; sono 15 infatti i casi di suicidio tra quanti non hanno saputo fronteggiare la precaria situazione economica personale, della famiglia, della propria azienda o attività commerciale. Lo stesso numero di casi (15) si registra tra coloro che hanno perso il proprio lavoro, in netto aumento rispetto allo scorso anno, quando si sono registrati 6 casi di suicidio per perdita del posto di lavoro.

Permane il triste primato nel Nord-Est con il Veneto in testa. L’area geografica maggiormente colpita dal fenomeno è ancora il Nord con 29 suicidi, contro gli 11 del primo trimestre dello scorso anno. Di questi 12 si registrano nel solo Nord-Est nel primo trimestre del 2013. In questa triste classifica seguono il Nord-Ovest con 7 episodi di suicidio, il Sud con 6, il Centro con 5 e le Isole con 2. L’analisi del dettaglio per regione, inoltre, mette in evidenza il triste primato del Veneto con 8 suicidi nei primi tre mesi del 2013.

In aumento anche i tentati suicidi, al Sud il numero più alto. Sono invece 11 i tentati suicidi registrati tra i mesi di gennaio e marzo del 2013. Sempre nel mese di marzo (8) il numero più elevato. Se nel 1° trimestre del 2012 il Nord-Est contava anche il maggior numero dei tentativi di suicidio, nel 2013 il numero più elevato si registra al Sud. Sono 4 infatti le persone che hanno cercato di togliersi la vita contro i 2 episodi registrati nel Nord-Est, al Centro e nelle Isole e un unico caso nel Nord-Ovest.

COMUNICATO STAMPA
RASSEGNA STAMPA

suicidi per motivazioni economiche
anno 2012

SUICIDI PER MOTIVAZIONI ECONOMICHE: ANNO 2012

nel 2012 sono 8 i suicidi al mese per ragioni economiche

Nel 2012 sono state 89 le persone che sull’orlo del fallimento e schiacciate dai debiti hanno deciso di togliersi la vita: quasi 8 i suicidi in media al mese. Sono invece 48 i tentativi di suicidio registrati tra i mesi di gennaio e dicembre del 2012. Una lunga lista di imprenditori, artigiani e disoccupati che, oppressi da gravi difficoltà economiche e soprattutto dalla paura di perdere la propria dignità, reputano la rinuncia alla vita una scelta “obbligata”. L’analisi dei dati, curata dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto dal sociologo Nicola Ferrigni, ha permesso di contare 86 uomini e 3 donne che dall’inizio dell’anno si sono tolti la vita, a conferma del grave disagio avvertito dalla popolazione maschile che vede venir meno la propria responsabilità morale e sociale, nei confronti non solo della propria famiglia ma anche dei propri dipendenti e collaboratori.

Suicidi in calo rispetto al passato: “numero oscuro”? Confrontando però quanto emerge dall’analisi effettuata dall’Osservatorio con gli ultimi dati disponibili sul fenomeno del suicidio in Italia pubblicati da Istat, si evidenzia un’inversione di tendenza: dopo il notevole incremento registrato tra gli anni 2007 e 2009, si assiste oggi a un calo dei suicidi per ragioni economiche. Gli 89 suicidi per motivi economici individuati in Italia nell’anno 2012, sembrano confermare un andamento opposto a quello registrato fino a due anni fa.

«Tuttavia – dichiara Ferrigni – i dati paventano dubbi sulla reale completezza delle informazioni reperite dal nostro Osservatorio tramite i principali mezzi di informazione. È ipotizzabile infatti – continua Ferrigni – una volontà ben precisa nel non voler creare allarmismi sociali legati al fenomeno dei suicidi in tempi di crisi. Il numero dei suicidi per motivi economici infatti è decisamente inferiore rispetto al passato, ma la crisi ha raggiunto il culmine proprio nel 2012. Resta quindi da valutare il cosiddetto “numero oscuro”».

Nel 2° trimestre 2012 il più alto numero di suicidi. Si evidenzia una maggiore concentrazione di episodi di suicidio nel secondo trimestre del 2012: il 46,1% dei suicidi si registra, infatti, tra aprile e giugno del 2012, a fronte del 25,8% dei casi rilevati nel primo trimestre e il 18% segnalati tra i mesi di settembre e dicembre del 2012.

L’età media. Le vittime di suicidio hanno un’età media di 52 anni. La fascia di età maggiormente interessata è quella che va dai 45 ai 54 anni con un’incidenza del 48,5%, seguita dalla fascia 55-64 anni (25%). I dati ancora una volta sottolineano le gravi difficoltà di un segmento della popolazione, quello dai 45 ai 64 anni, che raccoglie un significativo numero di imprenditori e artigiani, che maggiormente soffrono la variabilità del mercato. In tale fascia ritroviamo, inoltre, i cosiddetti “esodati”, ovvero i lavoratori espulsi dal mercato del lavoro ma non ancora in possesso dei requisiti per accedere al trattamento pensionistico e, in generale, tutti quei disoccupati per i quali il reinserimento lavorativo si rende difficoltoso non soltanto per la carenza di programmi e incentivi a favore delle imprese, ma anche a causa della difficile congiuntura economica.

Solo nel Nord-Est il 30% dei suicidi. L’area geografica maggiormente colpita dal fenomeno è il Nord con 39 suicidi, oltre il 40% dei suicidi censiti in Italia dall’inizio dell’anno; di questi 27 registrati nel solo Nord-Est, ovvero il 30% del totale. In questa triste classifica seguono il Centro con il 25,8% degli episodi di suicidio, le Isole con il 15,7% e il Sud con il 14,6%. L’analisi del dettaglio per regione, inoltre, mette in evidenza il disperato primato del Veneto con 23 suicidi nel corso del 2012, vale a dire il 25,8% dei suicidi che l’Italia conta da gennaio a dicembre 2012. A seguire la Campania con 11 suicidi registrati, la Sicilia con 9 vittime e la Puglia con 7.

Tra gli imprenditori il numero più alto dei suicidi, tra i disoccupati il numero più alto dei tentati suicidi. Il numero degli imprenditori e degli artigiani che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno è molto elevato. L’analisi ha permesso di individuare 49 suicidi, circa il 55,1% dei suicidi registrati nel 2012. Una situazione di indebitamento o di fallimento dell’azienda, nonché la negazione di finanziamenti da parte degli istituti di credito, hanno condotto in una situazione di disperazione soprattutto gli imprenditori. Questi ultimi sono accomunati da un senso di vergogna per essere costretti a chiudere o veder fallire i sacrifici di una vita intera, ma anche dalla pressante responsabilità nei confronti dei propri collaboratori o dipendenti il cui posto di lavoro è stato messo in discussione a causa della difficile situazione economica. Seguono i disoccupati (31,5%), mentre molto esigua è la percentuale dei suicidi segnalati tra i lavoratori dipendenti (7,9%) e tra i pensionati (5,6%).

Maledetta crisi. Le gravi difficoltà economiche e finanziarie appaiono la motivazione prevalente tra quanti hanno deciso di togliersi la vita; il 49,4% dei suicidi dall’inizio dell’anno è stato determinato dalla incapacità delle vittime di fronteggiare la precaria situazione economica personale, della famiglia, della propria azienda o attività commerciale. La perdita del posto di lavoro, recente o di lunga data, rappresenta la seconda motivazione che ha spinto 25 persone al suicidio (28,1%); seguono ancora la difficoltà di saldare i debiti verso l’erario (14,6%) ed infine il ritardo dei pagamenti da parte dei committenti che hanno portato le aziende in una situazione di liquidità insufficiente per poter proseguire la propria attività (7,9%). La problematica situazione economica risulta la motivazione principale anche per i tentati suicidi; sono infatti 31 le persone che dall’inizio dell’anno hanno cercato di uccidersi perché oberate dai debiti o perché non sono riuscite a risollevare le sorti della propria azienda. Sono 12 i tentativi di suicidio registrati a causa della perdita del lavoro, mentre sono state 5 le persone che hanno cercato di togliersi la vita per i debiti accumulati verso l’erario.

COMUNICATO STAMPA
RASSEGNA STAMPA

suicidi per motivazioni economiche
gennaio-settembre 2012

SUICIDI PER MOTIVAZIONI ECONOMICHE: GENNAIO-SETTEMBRE 2012

nei primi 9 mesi dell’anno quasi 8 suicidi al mese

Secondo l’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche”, diretto da Nicola Ferrigni, dall’inizio dell’anno sono 68 le persone che sull’orlo del fallimento e schiacciate dai debiti hanno deciso di togliersi la vita: quasi 8 i suicidi in media al mese. Sono invece 20 i tentativi di suicidio registrati tra i mesi di gennaio e settembre del 2012. Una lunga lista di imprenditori, artigiani e disoccupati che, oppressi da gravi difficoltà economiche e soprattutto dalla paura di perdere la propria dignità, reputano la rinuncia alla vita una scelta “obbligata”. L’analisi dei dati ha permesso di contare 66 uomini e 2 donne che dall’inizio dell’anno si sono tolti la vita, a conferma del grave disagio avvertito dalla popolazione maschile che vede venir meno la propria responsabilità morale e sociale nei confronti non solo della propria famiglia ma anche dei propri dipendenti e collaboratori.

Suicidi in calo rispetto al passato. Confrontando però quanto emerge dall’analisi effettuata dall’Osservatorio con gli ultimi dati disponibili sul fenomeno del suicidio in Italia pubblicati da Istat, si evidenzia un’inversione di tendenza: dopo il notevole incremento registrato tra gli anni 2007 e 2009, si assiste oggi ad un calo dei suicidi per ragioni economiche. I 68 suicidi per motivi economici individuati in Italia nei primi 9 mesi dell’anno 2012 sembrano confermare un andamento opposto a quello registrato fino a due anni fa.

«È possibile affermare – dichiara Ferrigni – che, nonostante l’allerta sociale resti alta per un fenomeno così delicato e che rappresenta un dramma su cui richiamare costantemente l’attenzione delle Istituzioni, gli italiani sembrano reagire ad una indubbia fase di difficoltà e di profondi cambiamenti. Il significativo decremento dei suicidi per ragioni economiche registrato nel 2012 rispetto al 2009, in cui la crisi dei mercati cominciava solo timidamente ad affacciarsi – continua Ferrigni – segnala infatti un cambiamento di prospettiva degli italiani: la disperazione sembra lasciare lentamente il posto alla determinazione che ha da sempre caratterizzato il nostro Paese».

Maggio: 20 suicidi in un solo mese. Maggio è il mese con il più alto numero di suicidi: 20 sui 68 rilevati da gennaio a settembre del 2012; a seguire il mese di aprile con 13 suicidi, gennaio con 12 e marzo con 9.

L’età media. Le vittime di suicidio hanno un’età media di 52 anni. La fascia di età maggiormente interessata è quella che va dai 45 ai 54 anni con un’incidenza del 48,5%, seguita dalla fascia 55-64 anni (25%). I dati ancora una volta sottolineano le gravi difficoltà di un segmento della popolazione, quello dai 45 ai 64 anni, che raccoglie un significativo numero di imprenditori e artigiani che maggiormente soffrono la variabilità del mercato. In tale fascia ritroviamo, inoltre, i cosiddetti esodati, ovvero i lavoratori espulsi dal mercato del lavoro ma non ancora in possesso dei requisiti per accedere al trattamento pensionistico e, in generale, tutti quei disoccupati per i quali il reinserimento lavorativo si rende difficoltoso non soltanto per la carenza di programmi ed incentivi a favore delle imprese ma anche a causa della difficile congiuntura economica.

Solo nel Nord-Est il 25% dei suicidi. L’area geografica maggiormente colpita dal fenomeno è il Nord con 24 suicidi, oltre il 35% dei suicidi censiti in Italia dall’inizio dell’anno; di questi 17 registrati nel solo Nord Est, ovvero il 25% del totale. In questa triste classifica seguono il Centro con il 32,4% degli episodi di suicidio, le Isole con il 19,1% e il Sud con il 13,2%. L’analisi del dettaglio per regione, inoltre, mette in evidenza il disperato primato del Veneto con 15 suicidi dall’inizio dell’anno, vale a dire il 22,1% dei suicidi che l’Italia conta da gennaio a settembre 2012.  A seguire la Campania con 9 suicidi registrati, la Sicilia con 8 vittime e la Puglia con 7.  Il Nord-Est conta anche il numero più elevato di tentativi di suicidio, ben 8 sui 20 registrati dall’inizio dell’anno in tutta Italia e di cui 5 solo nel Veneto.

«La crisi, che ha investito in modo particolare la piccola e media impresa, ha trafitto dunque la culla dello sviluppo industriale – conclude Nicola Ferrigni – che ora vede non solo morire numerose aziende e stabilimenti produttivi ma anche quegli uomini incapaci di reagire di fronte ad una difficile situazione economica che minaccia la forte vocazione al lavoro, lo slancio imprenditoriale e il rapporto fiduciario stabilito con la propria azienda, tutti elementi che caratterizzano tale popolazione e che hanno costruito la ricchezza di questa regione e dell’Italia intera».

Tra gli imprenditori il numero più alto dei suicidi, tra i disoccupati il numero più alto dei tentati suicidi. Il numero degli imprenditori e degli artigiani che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno è molto elevato. L’analisi ha permesso di individuare 39 suicidi, circa il 57,4% dei suicidi registrati da gennaio a settembre del 2012. Le vittime sono accomunate da un senso di vergogna per essere costretti a chiudere o veder fallire i sacrifici di una vita intera, ma anche dalla pressante responsabilità nei confronti dei propri collaboratori o dipendenti il cui posto di lavoro è stato messo in discussione a causa della difficile situazione economica. Seguono i disoccupati (29,4%), mentre molto esigua è la percentuale dei suicidi segnalati tra i lavoratori dipendenti (8,8%) e tra i pensionati (4,4%). Tra i tentati suicidi si registra, invece, un numero più elevato di disoccupati, nello specifico 11; a seguire 8 imprenditori e un solo lavoratore dipendente.

Maledetta crisi. Le gravi difficoltà economiche e finanziarie appaiono la motivazione prevalente tra quanti hanno deciso di togliersi la vita; il 45,6% dei suicidi dall’inizio dell’anno è stato determinato dalla incapacità delle vittime di fronteggiare la precaria situazione economica personale, della famiglia, della propria azienda o attività commerciale. La perdita del posto di lavoro, recente o di lunga data, rappresenta la seconda motivazione che ha spinto 19 persone al suicidio (27,9%); seguono ancora la difficoltà di saldare i debiti verso l’erario (16,2%) ed infine il ritardo dei pagamenti da parte dei committenti che hanno portato le aziende in una situazione di liquidità insufficiente per poter proseguire la propria attività (10,3%). La problematica situazione economica risulta la motivazione principale anche per i tentati suicidi; sono infatti 12 le persone che dall’inizio dell’anno hanno cercato di uccidersi perché oberate dai debiti o perché non sono riuscite a risollevare le sorti della propria azienda. Sono 7 i tentativi di suicidio registrati a causa della perdita del lavoro, mentre una sola persona ha cercato invece di togliersi la vita per i debiti accumulati verso l’erario.

COMUNICATO STAMPA
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